La superbia è la pretesa di meritare per se stessi, con ogni mezzo, una posizione di privilegio sempre maggiore rispetto agli altri. Essi devono riconoscere e dimostrare di accettare la loro inferiorità correlata alla superiorità indiscutibile e schiacciante del superbo.

Nella dottrina cattolica la superbia è considerata il peccato narcisistico per eccellenza. Tommaso d’Aquino affermò che “Il superbo è innamorato della propria eccellenza”, mentre sant’Agostino nel “De Civitate Dei” dichiara che “Il diavolo non è un lussurioso, né un ubriacone, né altre simili cose: è invece superbo e invidioso”.

La Superbia è uno dei sette vizi capitali (Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia), desideri ordinati verso lo spirito del male, dai quali tutti i peccati traggono origine, e che causano la morte dell’anima.

Ai Vizi Capitali sono contrapposte le tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) e le quattro Virtù cardinali (Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza).

Secondo Lacan (Jacques Lacan, 1901 – 1981, è stato uno psicoanalista, psichiatra e filosofo francese), al culto di sé è associata una medesima pulsione psichica di tipo aggressivo, che può giungere a manifestarsi in tendenze omicide o suicide. In accordo con gli insegnamenti buddhisti, Lacan ha ritenuto l’amore morboso di sé come la radice di tutte le malattie mentali.

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