Scoprire se qualcuno mente o dice la verità, ma soprattutto avere chiaro chi siamo e perché non siamo, ad esempio, pienamente felici, è uno dei temi di maggior curiosità.

Quale è la verità? La scienza, la psicologia, i servizi segreti, ognuno di noi, vuole conoscere la verità! Come fare? Gli enormi passi avanti compiuti dalle neuroscienze nello studio delle funzioni cognitive si sono tradotti anche in nuovi tentativi di capire, attraverso la misurazione dell’attività cerebrale, se una persona mente o dice la verità.

I primi sforzi di rilevare l’inganno iniziano già verso la fine del 1800, quando gli studiosi iniziano a sviluppare test sulla menzogna
basati sulle alterazioni rilevabili nella fisiologia umana, legate alla paura di essere scoperti. In questo periodo, Angelo Mosso crea il pletismografo, strumento usato per misurare le variazioni del flusso sanguigno in relazione a pensieri ed emozioni.

In seguito, Cesare Lombroso, scoprì nelle “palpitazioni” la “prova” delle menzogne dell’interrogato. Usava un apparecchio di sua invenzione, l’idrosismografo. Nel 1938, William Marston, che è considerato il precursore del poligrafo moderno, sviluppa il “test di pressione sanguigna sistolica” per rilevare l’inganno. In realtà il poligrafo non è finalizzato a rilevare la menzogna in sé, quanto piuttosto lo stato emotivo ad essa correlato.

Gli scienziati hanno introdotto la farmacologia nel processo di interrogatorio, somministrando farmaci che escludono le funzioni esecutive superiori, impedendo in questo modo l’inganno e favorendo la comunicazione della verità. Alcuni studiosi hanno cercato di utilizzare il potere della mente per aiutare le indagini forensi ipnotizzando i soggetti per farne riaffiorare i ricordi.

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